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Pubblicato da Runner49 | 09/03/2014 09/03/2014 | 2 | 2090

Castellaro Lagusello e Borghetto

Località visitate:

Monzambano (Italia), Valeggio sul Mincio (Italia)



Racconto del viaggio

C’è aria di primavera nell’aria, la giornata è splendida, così come la temperatura così decidiamo di scoprire due borghi vicino al caotico Lago di Garda scoperti per caso sul sito i Borghi più belli d’Italia. Il primo è Castellaro Lagusello un piccolissimo paese che nasce nell’XI secolo come semplice "castelliere", cioè come cinta muraria ancora senza case all’interno: un temporaneo rifugio affacciato su un "lagusello", un piccolo lago. Arrivando si entra in un’altra dimensione, quieta e bucolica. Il borgo fortificato di Castellaro che si specchia nel suo laghetto a forma di cuore, con la ristrutturazione si sono salvate le antiche mura guelfe, la pavimentazione in pietre di fiume, i sassi a vista della canonica e delle case. Si entra nel piccolo borgo dal lato settentrionale attraverso un’ampia porta che era dotata fino al Settecento di un ponte levatoio. Un’alta torre quadrata, detta dell’orologio, sovrasta la porta a sua protezione. Subito s’incontra, la chiesa barocca dedicata a San Nicola in cui è custodita una Madonna in legno del Quattrocento. Attraverso i vicoletti laterali si giunge alla piazzetta terminale su cui si affaccia l’ottocentesca villa Arrighi (visitabile solo su richiesta). La villa è la trasformazione del preesistente castello feudale e incorpora la chiesetta di San Giuseppe che, ultimata nel 1737, conserva alcuni dipinti del Seicento. La chiesa si apre sull’esterno, sulla piazzetta dalla quale si accede allo specchio d’acqua scendendo una breve scalinata. Ci fermiamo per un aperitivo anche se saremmo tentati dai locali capunsei, una specie di gnocchetti il cui impasto di pangrattato, grana e brodo bollente un tempo veniva inserito nel cappone, da cui il nome.
Ci spostiamo invece nel più turistico Borghetto, frazione di Valeggio sul Mincio, toponimo che significa "insediamento fortificato". Borghetto è un posto delizioso: un vecchio villaggio di mulini ora diventato un piccolo borgo che pare disegnato a matita per un libro di fiabe. Se c’è una cosa che è stata sempre importante nella storia di Borghetto è l’acqua. Non solo perché il Mincio taglia in due il borgo, ma anche perché qui l’acqua ha fatto il bello e il cattivo tempo. Essendo un vecchio villaggio di mulini in cui la ruota che “scava” nell’acqua è sempre stato il simbolo dell’operosità e della vita. Borghetto è poi situato in un posto altamente strategico (e di passaggio): cosa che ne ha determinato la fortuna nel corso dei secoli. Fin dall’antichità questo era un guado sul Mincio: un punto ottimo per attraversare il fiume. E questo attraversamento fu sfruttato soprattutto nel Medioevo. Non a caso furono in molti a litigarselo: i Gonzaga, gli Scaligeri, i Visconti, ma anche la Serenissima di Venezia, l’Austria e la Francia vollero mettere le mani su queste quattro case “poggiate” sulle acque del Mincio. Anche Napoleone intuì l’importanza di Borghetto. Anche qui infatti l’Imperatore mandò a morire i suoi soldati nel 1796. Il Ponte Visconteo, straordinaria diga fortificata, costruita nel 1393, è stato definito un "check-point d’antico regime". Lungo 650 metri e largo 25, ultimato nel 1395, era raccordato al sovrastante Castello Scaligero da due alte cortine merlate e integrato in un complesso fortificato che si estendeva per circa 16 chilometri. Il Castello dalla sommità della collina continua a dominare con le sue torri la valle del Mincio. Della sua parte più antica resta la torre Tonda ed era dotato di tre ponti levatoi di cui solo uno si è conservato. Infine, dentro il borgo, la Chiesa di San Marco Evangelista in cui si trovano due pregevoli affreschi quattrocenteschi. Oggi Borghetto ha forse perso un po’ della sua autenticità, ma la sua ricchezza rimane ben curata per i turisti che tra l’altro possono gustare i celebri tortellini di Valeggio al burro fuso e salvia, ma anche in brodo. Qui il tortellino è chiamato "nodo d’amore" perché ricorderebbe il nodo di un fazzoletto di seta intrecciato da due amanti prima di gettarsi nel Mincio. Il fiume è protagonista nei secondi: luccio in salsa, trota e anguilla, preparati in vari modi. Noi arriviamo verso le 13 e riusciamo a trovare parcheggio anche abbastanza facilmente e mangiare aspettando “solo” mezz’ora (mangiamo nel non troppo speciale Ristorante Lo Stappo, con posizione invidiabile e cibo normale), ma nel pomeriggio il borgo si riempie così come i parcheggi e diventa difficile muoversi, decisamente troppo. L’ideale sarebbe visitarlo in momenti di non troppo afflusso per godersi a pieno l’atmosfera.

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